La Rocca di Forlimpopoli

Poco si conosce del baluardo militare che gli Ordelaffi, signori di Forlì, fecero erigere a Forlimpopoli prima della distruzione della città, operata dal cardinale Egidio d’Albornoz nel 1361.
Si presume che il fortilizio venne risparmiato dalle ingiurie dell’esercito pontificio, ma è certo che nel 1380 Sinibaldo Ordelaffi ottenne dal pontefice Urbano VI il permesso di ricostruire la città e, con essa, la Rocca, eretta sui resti della cattedrale di Santa Maria.
Da allora il baluardo seguì le alterne vicende della signoria ordelaffiana, passando a tratti sotto il controllo diretto del Papa e, talora, sotto il dominio milanese.
Nel 1471 Pino III Ordelaffi ricostruì parzialmente il fortilizio adeguandolo alle moderne artiglierie e conferendogli quelle forme che si sono mantenute pressoché inalterate fino a oggi.
Successivamente la Rocca passò di mano ai Riario, quindi, a Caterina Sforza. Dal 1535 al 1578 divenne residenza della famiglia Zampeschi, signori di Forlimpopoli, e sede di una corte ‘principesca’.
Alla morte di Brunoro II la Rocca ritornò definitivamente sotto il controllo diretto dello Stato della Chiesa finché, nel 1797, il governo francese requisì il bene e lo cedette alla Municipalità di Forlimpopoli che ne detiene, ancora oggi, la proprietà.

La maestosa Rocca si erge nel cuore del centro storico di Forlimpopoli, è una delle più belle e meglio conservate della Romagna. Il baluardo più antico, denominato Salvaterra, viene edificato tra il 1361 e il 1363 per volontà del cardinal legato Egidio d’Albornoz sulle rovine dell’antica cattedrale romanica intitolata a Santa Maria Popiliense.

Nel 1379 Sinibaldo Ordelaffi, divenuto signore della città, opera una prima trasformazione del fortilizio in una rocca vera e propria. Un successivo intervento, realizzato da Pino III Ordelaffi fra il 1471 e il 1480, conferisce alla struttura la mole e l’aspetto attuali. La fortificazione è caratterizzata da quattro possenti torrioni angolari, una cinta muraria rinforzata da muratura a scarpa e dalla presenza di un ampio fossato sui quattro lati (di cui oggi si conservano solo i tratti orientale e meridionale).

Nel corso dei secoli il complesso passerà sotto il dominio dei Riario-Sforza, di Cesare Borgia, dei Rangoni e degli Zampeschi e subisce ampliamenti, adattamenti e trasformazioni anche significativi quali, ad esempio, la demolizione del maschio, il parziale riempimento dei fossati e l’apertura lungo il fronte occidentale delle quattro grandi arcate che mettono in comunicazione la corte interna con la bella piazza intitolata a Giuseppe Garibaldi. Restituita al suo antico decoro in seguito a un importante intervento di restauro attuato fra gli anni ’70 e ’90 del Novecento, oggi la Rocca è sede del Comune di Forlimpopoli, del Museo Archeologico di Forlimpopoli (MAF), del Centro Culturale Polivalente e del Teatro “Giuseppe Verdi” ove ebbe luogo la celeberrima incursione di Stefano Pelloni, il Passatore, e della sua banda nella notte del 25 gennaio 1851.

All’interno della sala del Consiglio Comunale si può ammirare la piccola cappella palatina, decorata con affreschi seicenteschi attribuiti al pittore ravennate Francesco Longhi (1544-1618). Qui è custodito anche il grande telo istoriato che fungeva da fondale del Teatro comunale, realizzato dal pittore forlimpopolese Paolo Bacchetti (1848-1886) e raffigurante la distruzione di Forlimpopoli ad opera del cardinal legato Egidio d’Albornoz.

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