La Domus di Casa Vitali
Nell’agosto 1969, a sud della circonvallazione Emilia, in occasione di lavori per la costruzione di locali interrati in proprietà Vitali, vengono riportati alla luce resti di strutture pertinenti a un edificio residenziale di epoca romana.
La domus doveva insistere su di un’area frequentata già in epoca pre-romana come attesta il rinvenimento di una fibula ‘a navicella’ databile alla metà del VI secolo a. C..
Il settore interessato dallo scavo ha restituito una serie di ambienti sistemati intorno a un cortile. Del complesso si sono individuate almeno due fasi edilizie. Lo strato più antico, databile al I secolo d. C., è caratterizzato dalla presenza di murature in laterizio di buona qualità, messe in opera con cura. A questa fase appartiene un mosaico pavimentale di grandi dimensioni (m 7,5×8) a tessere bianco/nere con emblema centrale (andato perduto), delimitato da una fascia che riproduce il motivo a ‘mura, torri e porte urbiche’. La seconda fase edilizia, databile al II secolo d. C., è connotata dalla presenza di materiale da costruzione di reimpiego; a questa fase afferisce un mosaico pavimentale a tessere bianco/nere, di ampie dimensioni (m 6,80×2) e in ottimo stato di conservazione: esso presenta una decorazione geometrica con motivi di stelle a otto punte, pelte e scudi incrociati.
Dallo sterro sono stati recuperati materiali estremamente variegati, per tipologia e cronologia: frammenti di intonaco dipinto, un capitello corinzio, una moneta di Commodo, frammenti di ceramica a vernice nera e rossa, terra sigillata, alcune lucerne di cui una paleocristiana con raffigurazione di leone sul disco. I materiali confermerebbero una continuità abitativa fra il I e il II secolo d. C. epoca in cui, presumibilmente, la domus viene abbandonata e spogliata. In seguito l’area è stata verosimilmente utilizzata come luogo di sepoltura dato il rinvenimento, nel lato meridionale dello scavo, di una tomba “alla cappuccina”.
Contestualmente al rinvenimento del grande mosaico con fascia che riproduce il motivo a ‘mura, torri e porte urbiche’, nell’area cortilizia della domus, pavimentata in opus spicatum, viene individuato un pozzo molto profondo (diametro mt 1, altezza mt 7,50 dal piano di calpestio di epoca romana) interamente “rivestito di grossi mattoni sagomati, ben incastrati fra loro”. Dallo svuotamento del pozzo sono stati recuperati, oltre a numerosi frammenti di laterizi (che, mescolati a fanghiglia, ne ostruivano la parte superiore per uno spessore di oltre 4 metri), sei brocche in terracotta, dodici fusaiole, un secchiello cilindrico in legno rivestito da listelli di cuoio intrecciato (fiscellus), un secondo contenitore cilindrico – di dimensioni minori – anch’esso in legno rivestito da listelli di cuoio intrecciato, una piccola ‘sporta’ realizzata in soli listelli di cuoio intrecciato (corbula), frammenti di anfore, alcuni noccioli di pesca e un gancio di legno utilizzato, verosimilmente, per calare i recipienti nel pozzo.