La produzione delle anfore

Le anfore venivano fabbricate all’interno di officine specializzate attraverso un complesso procedimento che si articolava in cinque fasi principali, che comprendevano l’estrazione e la preparazione dell’argilla, la modellazione e l’essicazione dei vasi e, infine, la cottura all’interno di fornaci.

Dopo essere stata estratta e mescolata con acqua, l’argilla veniva lasciata decantare all’interno di vasche e quindi impastata con ingredienti che ne diminuivano la plasticità, riducendo il rischio di fratture in fase di cottura. Quando l’argilla era pronta, il ceramista modellava al tornio le varie parti del vaso e alla fine le assemblava insieme. Il recipiente veniva quindi posto ad essiccare in un ambiente asciutto ed ombreggiato fino a quando raggiungeva la consistenza adatta per essere cotto all’interno della fornace.
La fornace era formata da una camera di combustione, accessibile da un corridoio con funzione di praefurnium, e da una camera di cottura coperta a volta, separate da un piano forato sul quale venivano poste le anfore, isolate dal contatto diretto con il fuoco. Con la cottura, le anfore assumevano la consistenza della ceramica e un colore che poteva variare dal beige, al rosato all’arancio; i contenitori che si rompevano o si deformavano in fase di cottura venivano scartati e smaltiti insieme agli altri rifiuti della lavorazione in fosse di scarico scavate nei dintorni delle officine.

A Forum Popilii sono stati rinvenuti numerosi impianti per la produzione di anfore, identificati grazie alla presenza di fosse di scarico, di depositi di anfore e, più raramente, di fornaci vere e proprie. Le officine erano concentrate prevalentemente nel suburbio orientale della città romana, lungo le principali direttrici di traffico (la Via Emilia e la strada per Ravenna), nei pressi del torrente Ausa, che forniva le materie prime (argilla ed acqua), e a breve distanza dalle colline, da cui si ricavava il legname impiegato come combustibile.

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