Epoca romana, approfondimenti

La romanizzazione del territorio
La romanizzazione della valle padana e l’innesto della cultura romana in questi territori è segnato dalla fondazione di Ariminum nel 268 a.C.. Ciò comportò un profondo mutamento degli assetti politico istituzionali della regione, poco più di un secolo dopo la calata delle popolazioni celtiche in Pianura Padana. Un altro importante tassello della penetrazione romana in questa zona è costituito dal tracciamento della via Flaminia (220 a.C.) che partendo da Roma attraversava il passo del Furlo giungendo a Rimini, via attraverso la quale furono introdotte nella nostra regione nuove istituzioni, culti ed un rinnovato assetto dell’economia e del paesaggio. Dopo poco, nel 218, venne fondata, all’altro capo della via pedemontana che sarebbe diventata la futura via Emilia, la colonia latina di Piacenza. Si deve poi aspettare il console Marco Emilio Lepido perché questa via, che da lui prese il nome, venisse definitivamente tracciata (187 a.C.); a questa si aggiunse poco dopo la via Popilia (132 a.C.) che fungeva da collegamento lungo la costa tra Rimini ed Adria, passando per Ravenna.
Le terre così conquistate furono in questo modo popolate da un vivace movimento di genti, coloni e mercanti che vi si stabilirono sin dalla fine del III secolo a.C.. Il processo di metamorfosi che i Romani operano trasformando una vasta fascia di territorio per molte miglia a valle della via Emilia si concretizza probabilmente entro il decennio successivo alla nascita della strada; solo le pendici medio-alte dell’Appennino restano ad economia pastorale, foreste ed incolti (silvae et saltus). La bonifica e l’appoderamento, realizzato tramite il sistema della centuriazione, producono invece nella piana una completa trasformazione del paesaggio; i poderi così ricavati, di forma quadrata (710 x 710 m), furono nel tempo distribuiti tra i diversi coloni. Diversamente da altre parti della pianura romagnola che presentano una ripartizione regolare, il territorio di Forlimpopoli ha un complesso disegno centuriale che vede la compresenza di tre reticoli diversamente orientati, con una difficile collocazione cronologica.

La città in epoca romana
Lungo il tracciato della pista disegnata ai piedi dell’Appennino, la futura via Emilia, esistevano in età preromana alcuni agglomerati spontanei di carattere economico (fora), posti all’incrocio tra la strada e lo sbocco in pianura delle vallate; tra questi era presente anche il futuro centro di Forum Popili, così com’è chiaramente indicato nel suo stesso nome. La tradizione vuole che la fondazione di Forlimpopoli sia legata alla figura del console Publio Popilio Lenate, anche se non vi sono dati certi al riguardo. Certo è che insieme al centro di Forum Livi (Forlì) la cittadina appare iscritta alla tribù Stellatina, una sorta di circoscrizione elettorale, durante il passaggio amministrativo a municipium, avvenuto tra il 90 e l’89 a.C.. Il centro di Forlimpopoli fu fondato nei pressi di un piccolo corso d’acqua, l’Ausa. Poco rimane, nell’attuale conformazione urbana, dell’originale impianto della città romana la cui estensione può deduttivamente essere definita dal posizionamento dei resti di domus, di strade e di necropoli, quest’ultime a definirne i limiti. La via principale con andamento est-ovest, il decumano massimo, corrispondeva alla via Emilia; le strade all’interno dell’area urbana sono realizzate sia in blocchi di trachite, una pietra vulcanica proveniente dai colli Euganei molto resistente all’usura, che più semplicemente in battuto di ghiaia, ciottoli di fiume e pezzame laterizio (viae glareatae). Mancano resti riferibili a strutture o edifici pubblici, come il foro, la basilica o edifici
templari, la cui presenza è però indiziata da alcuni resti di colonne monumentali o ipotizzata in base ad iscrizioni che ricordano l’organizzazione di giochi gladiatori o la presenza di una sacerdotessa dedita al culto di Iside. Numerose sono invece le attestazioni di edilizia privata, distribuite soprattutto in un periodo compreso tra la seconda metà del I secolo a.C. e la metà del II d.C. e documentate da un notevole numero di pavimenti in cocciopesto (battuto di laterizio e calce) e mosaico, anche di pregevole fattura. Le domus, alcune dotate di impianti termali e in taluni casi a due piani, appaiono concentrate soprattutto nella parte centro meridionale dell’attuale area urbana. Al di fuori del perimetro urbano si trovavano le necropoli, le più importanti posizionate agli sbocchi verso oriente ed occidente della via Emilia. Nel suburbio orientale si attestano anche, vista la presenza in questa zona del torrente Ausa, gli impianti produttivi, in particolare destinati alla fabbricazione di anfore dette appunto “tipo Forlimpopoli”.

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